Il rapporto tra Arte e Intelligenza Artificiale, in termini assoluti, non rappresenta una novità. L’idea di un’IA capace di agire autonomamente anche nel campo artistico ci accompagna da tempo.
Nel cinema, l’IA ha avuto un ruolo centrale in capolavori come 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick (1968), Blade Runner di Ridley Scott (1982) e Minority Report di Steven Spielberg (2002).
Anche nella letteratura, dalla seconda metà del Novecento, l’Intelligenza Artificiale è protagonista nel romanzo di fantascienza, con autori come Isaac Asimov, Theodore Sturgeon e Philip K. Dick.
Tra le opere italiane, merita una menzione Il versificatore di Primo Levi (1966), racconto pubblicato sotto lo pseudonimo di Damiano Malabaila.
Oggi, però, con i rapidi sviluppi tecnologici e l’estensione delle applicazioni dell’IA, le questioni giuridiche diventano sempre più complesse.
In particolare, ci si interroga sulla titolarità del Diritto d’Autore delle opere generate con l’ausilio dell’IA. La normativa sul diritto d’autore, non pienamente armonizzata a livello internazionale, riconosce la paternità dell’opera a chi l’ha creata con il proprio ingegno.
Nel caso di opere realizzate da sistemi di IA, sebbene su input umano, risulta difficile stabilire chi sia, effettivamente, l’autore e titolare dei relativi diritti.
A questo tema è dedicato il mio articolo su Globe Today’s, dal titolo: “Intelligenza Artificiale e Diritto d’Autore: c’è un giudice a… Pechino”.
https://www.globetodays.com/intelligenza-artificiale-e-diritto-dautore-ce-un-giudice-a-pechino-2/