Considerato il ruolo fondamentale del dato nel mercato odierno, la protezione dei dati personali non può più essere percepita come un mero adempimento normativo (e, quindi, un “peso” per l’azienda), ma può diventare un asset strategico.
Due recenti ordinanze della Corte di Cassazione emanate lo scorso giugno (Sez. II Civile nn. 15881 e 15882 del 2025) in tema di iscrizioni alle newsletter e gestione della banca dati dimostrano come, in realtà, investire su una buona privacy compliance generi un ritorno economico per l’azienda superiore ai costi affrontati per l’adeguamento stesso al GDPR (inclusi quelli delle sanzioni), oltre che un vantaggio in termini di brand reputation, riducendo il rischio di abbandono da parte dei clienti, per timori legati alla gestione in azienda del dato personale.
Gli aspetti da attenzionare:
Un approccio multi-compliant al GDPR, alla NIS2, all’AI Act, all’ESG e ad altre normative consentirebbe di razionalizzare costi, processi, ruoli, favorendo una maggiore resilienza e coerenza organizzativa.
Le aziende che puntano su questi temi si differenziano nel mercato, riuscendo a presidiare i rischi reputazionali e ad offrire nuovi servizi, così da rispettare effettivamente il disposto dell’art. 2086 c.c., troppo spesso dimenticato.
Insomma, la compliance normativa come catalizzatore di innovazione, competitività, fiducia e crescita sostenibile.