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I veicoli senza conducente, tra protezione dati, responsabilità civile e sicurezza informatica

I veicoli senza conducente, tra protezione dati, responsabilità civile e sicurezza informatica

L’utilizzo dei taxi senza conducente è una realtà diffusa negli Stati Uniti. Analisi e prospettive per il contesto Europeo.

Mi ha stupito l’ampissimo utilizzo a Los Angeles, Las Vegas e San Francisco dei taxi senza conducente, diventati oramai parte integrante dell’offerta di servizi di trasporto messi a disposizione degli abitanti di queste, così come di molte altre, metropoli americane. I taxi senza conducente sono gestiti principalmente da Waymo, una filiale di Google, e da Cruise, una società di General Motors. I taxi autonomi utilizzano una combinazione di sensori, software di intelligenza artificiale e mappe ad alta precisione per navigare in modo autonomo e trasportare i passeggeri.
Dal punto di vista giuridico, i taxi autonomi pongono sfide significative in termini di protezione dei dati, responsabilità civile e sicurezza informatica.

Negli Stati Uniti, la regolamentazione è ancora frammentaria e spesso meno restrittiva rispetto all’Europa, dove il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) impone requisiti più stringenti in materia di consenso, trasparenza e conservazione dei dati personali.
Sul piano della responsabilità, diverse sono le figure coinvolte: dal produttore dei veicoli, ai fornitori dei software sino i gestori delle infrastrutture intelligenti.

In conclusione, i taxi autonomi segnano l’inizio di una nuova era della mobilità, dove la tecnologia non sostituisce soltanto il conducente, ma ridefinisce l’intero ecosistema urbano. Di fronte a sfide complesse – giuridiche, etiche e infrastrutturali – l’innovazione resta una forza positiva, capace di aprire scenari inediti per una mobilità più intelligente, inclusiva e sostenibile.

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