L’annuncio di nuove misure commerciali internazionali da parte dell’amministrazione statunitense ha scatenato il panico sui mercati. La risposta di “Wall Street” ha avuto un impatto devastante sui principali indici azionari e neppure lo slittamento di 90 giorni sta favorendo la risalita, complice la guerra commerciale in atto con la Cina che non accenna a segnare il passo. Più difficile è prevedere quale potrà essere la risposta di “Main Street”, ossia del popolo americano che dovrà fare i conti con le conseguenze più o meno immediate di un cambio di strategia commerciale ad alto rischio.
In Europa, in Italia, gli ultimi dieci giorni sono stati caratterizzati da un vero e proprio psicodramma: sebbene il mercato USA rappresenti “solo” il 10% dell’export italiano, alcune filiere simbolo del nostro tessuto produttivo — agroalimentare, moda, design, meccanica — rischiano di pagare il prezzo più alto e stanno chiedendo a gran voce alle istituzioni misure per combattere gli squilibri e le conseguenze che inevitabilmente le colpiranno.
Il Governo italiano ha annunciato un pacchetto da 25 miliardi di interventi ed un patto per le imprese, tutto da costruire e rispetto al quale ci sono al momento solo ipotesi e poche certezze, anche grazie al rinvio di cui si è detto che ha raffreddato la febbre da “contromisure”.
Ma la vera domanda da porsi è: quali strumenti possono davvero fare la differenza? Considerando la consistenza, le caratteristiche precipue e le peculiarità del tessuto imprenditoriale italiano, quali sono le misure più adeguate a sostenere le imprese nostrane di fronte a questa sfida?
Ecco 3 proposte concrete che andrebbero considerate.
Patent Box vecchio stile
Occorrerebbe, da parte del legislatore, uno sforzo nel reintrodurre il vecchio regime del Patent Box, inopinatamente modificato dal Governo Draghi nel settembre 2021. Il vecchio sistema, introdotto con la legge di stabilità per l’anno 2015, consentiva alle aziende titolari di beni di proprietà intellettuale quali marchi, brevetti, design, software e know-how di ottenere un vantaggio fiscale particolarmente remunerativo, operando una detassazione (al 50%) del reddito riconducibile all’utilizzo dei suddetti IPRs.
Si trattava di una misura che, a differenza del modello di Patent Box attualmente in vigore basato su un meccanismo di calcolo volumetrico degli investimenti e quindi destinato principalmente ai pochi grandi gruppi industriali italiani, che premiava tutte quelle multinazionali tascabili che della competitività e qualità facevano baluardo e fondamento del proprio successo nei mercati internazionali.
Sarebbe sufficiente reintrodurre il vecchio Patent Box, affiancandolo al nuovo modello e rendendo le due misure l’una alternativa all’altra, così coprendo una più grande platea di contribuenti da supportare in questa delicata fase.
Valorizzazione del Marchio e del Know-How anche nel nuovo Patent Box
Ristabilita la vigenza del vecchio Patent Box, una misura altrettanto necessaria ed opportuna sarebbe quella di riportare tra i beni intangibili potenzialmente agevolabili il marchio. Detto intangibile fu infatti escluso nel giugno 2016 (con effetti sostanzialmente a partire dal 2021, vista la durata quinquennale dell’agevolazione) perché la sua valorizzazione nel Patent Box fu ritenuta “harmful” in sede OCSE: ci si chiede se le misure deliberate/minacciate/posticipate possano in qualche modo essere ritenute harmful e se, per compensarne gli effetti, non sia opportuno attivare una delle maggiori leve del Made in Italy, anche in vista di una potenziale esplosione del c.d. Italian Sounding.
L’altra leva da ri-attivare è quella del know-how, secondo dei due cuori pulsanti insieme al marchio della capacità imprenditoriale italiana, inopinatamente escluso dal nuovo Patent Box, ciò che di fatto ha estromesso dal percorso agevolativo un gran numero di imprese italiane particolarmente innovative ma che, per essere collocate nel mezzo della catena del valore, non hanno beni di proprietà industriale titolati (es. brevetti e design).
Crediti d’imposta R&S potenziati e mirati
Rimesso a regime il sistema dei crediti d’imposta Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design grazie al percorso di certificazione che, pur tra difficoltà ed ostacoli, sta portando nuova fiducia nel rapporto tra Agenzia delle Entrate e contribuenti, sarebbe opportuno ripristinare le aliquote maggiorate previste negli anni 2021 e 2022 e prevedere una maggiorazione del vantaggio per le spese sostenute in UE, a vantaggio di una filiera produttiva più coesa, più forte, più europea.
Il prossimo 15 aprile festeggeremo la giornata nazionale del Made in Italy. Per tutelarlo sono necessarie scelte coraggiose e mirate a difenderlo.